il mestolino N.10

Ricordo un pensiero fugace, a tavola nella casa di via De- pretis, una sera di periodo pasquale: Enrichetta mi disse che Gesù stava a cena coi suoi amici e ben sapendo ciò che di lì a poco sarebbe successo, sicuramente guardò, magari per caso, sulla tovaglia, i pezzi di pane via via spezzati per la cena e forse, mi disse, ebbe l’idea di “nascondersi” in quei pezzi di pane, di nascondervi il Suo corpo, la Sua carne di cui sarebbe stato fatto scempio poche ore dopo e si inventò l’Eucarestia. Prese i pezzi di pane e disse ai Suoi amici che sarebbero stati il “Suo corpo” per loro, per sempre, il segno che non lo avreb­bero perso. Gesù non disse ai suoi amici vi lascio il mio spiri­to: Enrichetta mi disse che non lo avrebbero capito o creduto perché troppo complicato, disse loro vi lascio il mio corpo nel pane che mangerete, una cosa percepibile, forte, nel quale appunto, pensò di trovare utile nascondiglio. Enrichetta pensava che in fondo il mistero dell’Eucarestia potesse avere avuto questa genesi molto umana, molto semplice, chiara per gli amici e potente per tutti in ogni tempo.