«A rischio della propria vita …»

Per la difesa della dignità e dei diritti degli uomini

Editoriale di P. Massimiliano Noviello OFMCap

C’è da dire che, se circa 32.000 ebrei italiani si sono salvati, è evidente che qualcuno non ebreo li ha protetti, spesso a rischio della propria vita, e sono quelli che noi chiamiamo “Giusti tra le Nazioni”» (p. 120).
Queste parole sono di Piero Terracina, ebreo italiano, ex deportato nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, uno degli ultimi sopravvissuti alla Shoah in Italia. Le abbiamo tratte dal libro-testimonianza di P. Luigi Di Palma Memorie della Shoah (Diogene Edizioni, 2018), un testo che intende essere espressione di quell’impegno nel trasmettere la memoria di uno dei fatti più inconcepibili e drammatici della storia: la discriminazione, la persecuzione e l’annientamento degli ebrei in Europa tra il 1935 e il 1945.
Nel racconto doloroso della sua vicenda di perseguitato razziale Piero Terracina, che fu arrestato a Roma nel 1944, non manca di far riferimento – oltre a quelli che hanno crudelmente schiacciato la dignità e il diritto all’esistenza di migliaia e migliaia di innocenti – anche a chi «non ebreo» ha difeso e salvato da morte sicura tantissime vite umane.
Un esempio di solidarietà e di coraggio è stato certamente quello della famiglia Beltrame Quattrocchi che nel 1943 – con l’occupazione dell’Italia da parte germanica – si impegnò ad ospitare, sfamare, curare, proteggere e furtivamente trasferire verso località più sicure cittadini italiani di origine ebraica.
Questo avvenne «spesso a rischio della propria vita», se si considera che l’appartamento dei Beltrame Quattrocchi era ubicato vicino al Palazzo del Viminale, sede del Ministero degli Interni, cui facevano capo le forze di polizia italiane e tedesche impegnate nell’individuare ed arrestare i cittadini ebrei. La Serva di Dio Enrichetta, ultima figlia dei Beati Coniugi Luigi e Maria, ricordava chiaramente quegli avvenimenti per avervi lei stessa partecipato con tutti i membri della sua famiglia quando aveva intorno a trent’anni.
Così emerge chiara la testimonianza di carità dei Beltrame Quattrocchi che in nome di Cristo furono sensibili – l’indifferenza di molti fu uno dei mali di quel periodo – e generosi nei riguardi della vita degli altri mettendo in gioco la propria. Certamente essi meritano di essere annoverati anche tra i “Giusti tra le Nazioni”.
P. Luigi Di Palma ha consegnato a Piero Terracina il suo testo, affidandolo anche all’attenzione di Lello Dell’Ariccia, membro del direttivo dell’Associazione “Progetto Memoria” di Roma. Il libro si presenta ricco nella raccolta della testimonianza, nel corredo di note che approfondiscono eventi e personaggi, nella sintesi storica sulla Shoah e nella cronologia finale che ne dispiega lo sviluppo temporale.
In questi nostri tempi, in cui persone appartenenti a culture diverse rischiano di non essere difese e aiutate, le pagine di quel lontano passato risuonano come
un monito e un appello nei confronti del presente.