Educare alla vita buona

 

L’educazione alla vita comincia, si può dire, dal grembo materno. «Dal grembo di mia madre – cantiamo nel salmo 22,11 – Sei tu il mio Dio ,. insieme alla vita fisica il bambino – ancora in fase embrionale – assimila anche la vita spirituale, poiché già dal suo concepimento lo sguardo e la mano di Dio sono su di lui. Per questo la vita è sacra e inviolabile: appartiene a Colui che ne è la sorgente. E quando un bambino nasce viene nutrito non solo dal latte, ma anche dall’affetto materno e paterno, perciò cresce e diventa uomo/donna nella misura in cui è amorevolmente e saggiamente educato alla vita. Educato a vivere in relazione con se stesso, con Dio con il prossimo, in un giusto equilibrio tra soggettività e relazioni interpersonali. Anzitutto è necessario conoscere se stessi per poter conoscere gli altri in modo da instaurare relazioni serene ,   Per questo è necessario che l’educazione alla vita di comunione con gli altri avvenga fin dall’ infanzia nella famiglia della  Chiesa e nella scuola. Ed è auspicabile che in ogni famiglia vi siano fratelli e sorelle. L’istintivo egocentrismo trova così un freno e lascia spazio all’altruismo, alla comprensione e compassione verso gli altri visti come parte di se stessi. Nella nostra società tanto facile all’antagonismo, all’op- posizione a vantaggio dell’autoaffermazione, l’educazione al rispetto e alla benevolenza reciproci si rende tanto più urgente anche perché i ragazzi, stimolati dai mass- media e da molti modelli di vita autonoma e competiti- va, ritengono di raggiungere la maturità affermandosi in questo senso. Non si può prescindere, per la formazione, dal presentare la vita come un dono da coltivare secondo il pro- getto di Dio e, di conseguenza, al servizio del bene comune. Troppo spesso si sentono tra i giovani espressioni come questa: «Della mia vita faccio io quel che voglio!». È una libertà male intesa, che ha bisogno di imparare a lasciarsi moderare e guidare da chi è già più esperto e, soprattutto, da chi ha il senso cristiano della vita, la quale non è affatto una “proprietà privata”, bensì un dono che comporta una grande responsabilità. L’educazione è dunque indispensabile, ma essa, più che mediante parole, norme, divieti, avviene con l’esempio. Veri educatori sono, infatti, i testimoni. Tali sono stati i Beati coniugi Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi ne confronti dei loro quattro figli. Ispirandosi all’ assegnamento di Gesù, il  maestro per eccellenza . che ai suoi discepoli e a noi tutti ha lasciato la suprema testimonianza dell’amore. Infatti tutte le parole del vangelo prendono la massima autorevolezza ed efficacia dalla Croce «Imparate da me che sono mite e umile di cure e troverete ristoro per questo invito Egli lo rivolge anche oggi a ciascuno di noi con insistenza, poiché è quanto mai urgente intro- durre nella società in cui viviamo, piena di tensioni e di contrasti, un potenziale di spirito evangelico. È necessario mettere in atto le Beatitudini per scoprire in che cosa consiste la vera gioia, quella che – come afferma Gesù stesso – mai nessuno ci potrà togliere, perché non  è una gioia procurata dalle cose effimere in questo modo  ma da ciò che fa volgere lo sguardo alle realtà imperiture, quelle del Regno di Dio che viene nel tempo e si compie nell’eternità. Questa è la “beata speranza”, la mèta del nostro cammino di fede. Anche noi – come già Abramo – dobbiamo camminare senza sosta, forse spesso nella notte, ma come se vedessimo l’invisibile, protesi con i desideri del nostro cuore sempre oltre i confini della pposiibilita umana . in definitiva questo cammino comporta l’impegno per una vita di “alta” qualità, degna dell’uomo, secondo il progetto di Dio. Già il Poeta cantava: «Fatti non foste a viver come bruti, / ma per seguir virtute e conoscenza» (Inf XXVI,119- dall’indolenza e trascinarsi nella polvere senza nemmeno al- zare il capo per vedere nel cielo splendere il sole o scintillare miriadi di stelle. Educare a una vita buona è inculcare a ogni persona, anche alla più povera e meno dotata, il senso della dignità della persona umana, icona di Cristo, immagine del Dio che, nel Figlio, si è fatto visibile ed è apparso quale il più – che riabilitare l’uomo e la donna al loro compito originale di custodi di tutte le creature. Questo significa perciò educare alla bellezza, quella bellezza che coincide con la santità; di conseguenza educare al rendimento di grazie a Colui che tutto ha creato “buono”, e  l’uomo a immagine della sua infinita bontà

Madre Anna maria Cànopi

Attività

L’appuntamento che ci vede riuniti il 16 di ogni mese per celebrare l’anniversario di Enrichetta e conoscere la sua vita, il suo operato, la sua spiritualità, presso il Convento dei PP. Cappuccini di Nola, vede aumentare costantemente il numero di coppie di fidanzati simpatizzanti che vogliono formarsi alla scuola d Casa Beltrame attraverso la testimonianza di Enrichetta.

Gli incontri si alternano tra catechesi, momenti di preghiera e condivisione della parola di Dio. Dai Beati coniugi abbiamo la prova che il cammino di santità compiuto insime, come coppia, è possibile, è straordinariamente fecondo ed è fondamentale per il bene della famiglia, della Chiesa e della società. La Chiesa riconosce la famiglia come soggetto di evangelizzazione e di apostolato, anzi, il primo e più importante. Enrichetta e gli altri fratelli consacrati sono stati i primi destinatari di un “progetto” educativo tutto votato alla perfezione.