
In un libro il pensiero profetico della beata Beltrame Quattrocchi sulla «Chiesa domestica»
FRANÇOIS-MARIE LÉTHEL
Quello che il padre Massimiliano Noviello ci propone nel libro Maria Corsini Beltrame Quattrocchi. Il suo pensiero sulla famiglia Chiesa domestica (Cantagalli, Siena 2025) è un bell’esempio di educazione all’intuito teologico richiesto a ogni credente per una fede adulta e pensata, in linea con la tradizione di sant’Agostino – con fides nisi cogitatur nulla est (la fede che non si pensa è nulla) – o di sant’Anselmo d’Aosta – con fides quaerens intellectum –, ma anche con il Progetto culturale della Chiesa italiana, attraverso il quale i vescovi hanno inteso avviare un processo di formazione teologica della coscienza credente di tutti, perché ciascuno fosse abilitato – secondo la proposta di padre Antonio Spadaro – a un “teologare rapido” ovvero, alla capacità di avvertire, discernere e valutare con rapidità una situazione nel suo divenire.
Il volume di Noviello, religioso cappuccino, partendo dagli aspetti essenziali della vita di Maria Corsini inseriti nel loro specifico contesto storico e socio-familiare (1880-1965), con metodo descrittivo illustra – a partire da un’indagine filologica dei testi scritti di Maria Corsini Beltrame Quattrocchi, rivelatrice di una donna con un animo particolare e dalle innumerevoli vocazioni, non schiacciata su quella del marito – la natura e l’importanza del matrimonio, della famiglia e soprattutto dell’educazione cristiana. Ha seguito con grande interesse gli eventi conciliari, accogliendone con gioia i primi documenti, in particolare la Lumen Gentium, con la quale la Chiesa riconosceva la stessa dignità a tutti i battezzati e la loro partecipazione alla funzione sacerdotale, profetica e regale di Cristo.
Dall’analisi approfondita che ne fa l’autore, si evidenzia lo spessore teologico, l’originalità del pensiero e il contributo alla teologia contemporanea del matrimonio e della famiglia, in cui adulti e giovani diventano per così dire partner in un processo reciproco di maturazione della libertà che continua per tutta la vita con l’aiuto della grazia di Dio, e che fa della famiglia una “scuola di arricchimento umano” (Gaudium et Spes 52). In questa prospettiva l’educazione si palesa una pratica familiare necessariamente formativa per i genitori stessi. Perché forma gli adulti, come i loro figli, nelle virtù. Ricordiamo che le virtù sono capacità di fare il bene più facilmente, e che si acquistano attraverso la pratica del bene.
L’influenza mariana sulla costruzione del profilo spirituale di Maria Corsini, ben sviluppata e approfondita dall’autore, aiuta a comprendere l’aderenza alla realtà di un pensiero squisitamente sapienziale. La Vergine Maria rappresenta un ideale di sposa e madre assolutamente centrale per il raggiungimento di quella perfezione verso cui Maria Corsini, paradigma per ogni cristiano, tende.
La Corsini è stata una “teologa” esploratrice. Anche se aperta al dialogo, allo scambio di idee, non ha mai perso il contatto con la realtà e non si è ammalata di astrazione. Era ben consapevole da fine pedagoga, inoltre, che i giovani vengono mossi con la testimonianza, vanno resi protagonisti. Non basta dare dei messaggi sul senso della vita, bisogna fidarsi di loro e responsabilizzarli. È necessario cercare insieme una strada.
Il pensiero della Corsini ci aiuta a recuperare codici narrativi cattolici comprensibili e accessibili. Tali codici non riguardano gli specialisti, i comunicatori, ma si trovano già “lungo la via” tra i giovani, nelle mura domestiche, basta mettersi in ascolto delle domande di vita dentro e fuori di noi.
Con la “teologa” Maria Corsini, insomma, si torna alla realtà del Vangelo, che non è “bottega di restauro” né “laboratorio di utopie”, ma è il luogo della realizzazione. Oggi la sfida tocca a noi, attraverso la riscoperta dell’immenso patrimonio teologico del cristianesimo e la consapevolezza che l’evangelizzazione si svolge attraverso il bello e il buono già presente nella Chiesa domestica.